Palazzo del Quirinale, 29/10/2018
Rivolgo un saluto al Presidente del Senato, al Presidente della Corte costituzionale e alla Vicepresidente della Camera dei Deputati.
Saluto e ringrazio il sottosegretario alla Salute, professor Bartolazzi, il presidente dell’Associazione, avvocato Torrani, il professor Caligaris Cappio, e la ricercatrice Elisa Giovannetti, la cui testimonianza e le cui riflessioni esprimono con efficacia la passione e il valore di tanti giovani talenti italiani. Ho trovato particolarmente convincente e importante il richiamo all’elogio dell’imperfezione e, vorrei aggiungere, alla consapevolezza dell’imperfezione che ciascuno dovrebbe sempre coltivare senza mai smarrirla.
A tutti i presenti rivolgo il più cordiale benvenuto al Quirinale.
È un giorno importante, questo, dedicato alla ricerca, e alla ricerca sul cancro in particolare. Celebrarlo qui, nel luogo che – come ha detto il presidente Torrani - rappresenta l’unità del Paese, consente di sottolinearne il significato e il valore prioritario che la ricerca riveste per i nostri concittadini.
L’attività di ricerca, di studio, di sperimentazione, che precede e prepara i progressi scientifici e medici, costituisce elemento centrale per la nostra comunità nazionale, per la circolazione dei risultati dell’avanzamento scientifico, per lo sviluppo del modello sociale, per l’esercizio stesso dei diritti della persona.
La ricerca non è un ambito separato della società, dell’accademia o della scienza medica. La ricerca è dentro queste realtà, anzi ne è il veicolo che trasmette le nuove conoscenze acquisite, consentendo di progredire, di migliorare le esperienze, di modulare le stesse innovazioni in modo che rechino maggiore benessere.
La ricerca rappresenta l’investimento più vantaggioso che la società possa promuovere. È un moltiplicatore di ricchezza, anche economica, ma, soprattutto, di vita e di cultura. Dobbiamo costantemente chiederci come sostenere meglio la ricerca, nei diversi settori. Lo sollecitano anche la qualità e la professionalità delle nostre strutture d’eccellenza, i risultati che le intelligenze italiane conseguono ovunque nel mondo, il valore di tanti nostri giovani che, con impegno, si dedicano – spesso tra difficoltà – al “lavoro più bello del mondo”, (come lo ha definito la dottoressa Giovannetti), conseguendo straordinari traguardi.
La componente pubblica ha una grande responsabilità che deve assolvere con lungimiranza, pensando alle prospettive di domani e alla sostenibilità dello sviluppo, rifuggendo da calcoli di opportunità e convenienze di corto respiro. La ricerca è una porta che apre il futuro. Sottovalutare o rinunciare alla ricerca vuol dire, invece, restringere esclusivamente al presente il proprio orizzonte, secondo una distorsione che talvolta affiora nella storia delle società, abdicando al dovere di investire nel futuro pensando alle successive generazioni.
Accanto al ruolo del pubblico c’è però necessità di un pluralismo delle iniziative, di progetti sostenuti da imprese, associazioni, fondazioni, enti non profit. Alle istituzioni e ai loro rappresentanti è chiesto di favorire le convergenze, di fare in modo che si creino sinergie e ottenere così un moltiplicatore più alto a vantaggio dei cittadini, e tra questi di coloro che più hanno bisogno.
Le esperienze che, da oltre cinquant’anni, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul cancro ha finanziato e sostenuto sono di grande valore, non soltanto per i traguardi conseguiti e per gli avanzamenti che ne sono scaturiti, ma anche per il legame di solidarietà che nel tempo è stata capace di costruire tra gli italiani e la ricerca.
“Ricerca” è una parola che si affianca benissimo a “solidarietà”.
Ricerca e solidarietà insieme esprimono un alto potenziale di forza culturale e morale, che costituisce un patrimonio per l’intera società. Occorre che questa forza diventi ancora più grande e che aiuti il Paese a sentirsi più sicuro, più solidale, più fiducioso.
Anche grazie alla ricerca oggi viviamo più a lungo e meglio delle generazioni che ci hanno preceduto. Abbiamo il dovere di accrescere per i nostri figli e nipoti la speranza e le opportunità di vita. Passare il testimone della speranza non può che essere il desiderio più grande di ogni persona.
Quando nacque l’AIRC, su iniziativa di medici, ricercatori e imprenditori, la mortalità dei tumori al seno era molto elevata. Oggi, grazie ai risultati ottenuti e ai progressi realizzati, la sopravvivenza delle pazienti ha raggiunto l’87% a cinque anni dalla diagnosi. E non si è soltanto ridotta la mortalità: è anche molto migliorato l’impatto delle cure e la qualità della vita delle donne che contrastano la malattia o che da essa sono guarite.
Il pensiero va, tra gli altri, a Umberto Veronesi che fu tra gli ideatori e fondatori dell’AIRC e divenne avanguardia della lotta al tumore al seno. Veronesi è sempre stato convinto, quando ancora questo traguardo sembrava irraggiungibile, della possibilità di giungere alla vittoria definitiva su questa malattia.
Va a merito dell’AIRC, in questo mese di ottobre dedicato alla lotta contro il tumore al seno, aver scelto come simbolo un nastro rosa con una punta mancante, rilanciando così l’obiettivo del 100% di sopravvivenza alla malattia: un traguardo per il quale la ricerca italiana può dare un contributo rilevante, come del resto è già avvenuto in passato.
Il vostro impegno e la generosità degli italiani, consentono di destinare risorse consistenti al lavoro di numerosi ricercatori. Le frontiere della ricerca sul cancro vengono continuamente superate da tecniche innovative, come quelle che ricorrono ad acquisizioni e terapie sviluppate in diversi campi della medicina. E’ il caso, ad esempio, dell’applicazione ai tumori delle tecniche di immunoterapia che è stato alla base dell’ultimo premio Nobel per la medicina.
Questa area di ricerca è del resto presente da tempo anche in diversi centri italiani. Basti ricordare gli studi che implicano l’immunoterapia, sviluppati in diverse sedi. In alcuni casi, grazie alla visione lungimirante dell’AIRC, è stato possibile inserirsi in questa importante “locomotiva” della ricerca sul cancro.
Che l’Italia, con i suoi ricercatori, offra al panorama scientifico un contributo di rilievo nel campo della ricerca oncologica è del resto documentato dalla molteplicità dei fronti esplorati e sostenuti dall’AIRC, come le sperimentazioni condotte in Italia sul fronte della biopsia liquida o le cosiddette terapie intelligenti che agiscono direttamente sul DNA, cui sono pervenuti quest’ultimo anno ricercatori italiani che lavorano all’estero. Per fortuna, è lungo l’elenco degli studi meritevoli compiuti nel nostro Paese. E, come è stato giustamente detto, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie più avanzate consente di trasmettere subito e, quindi, potenziare gli effetti delle scoperte raggiunte.
Grazie a queste ricerche sono possibili oggi diagnosi precoci e terapie personalizzate impensabili soltanto dieci anni fa. Ma non possiamo - non dobbiamo - fermarci.
Quest’anno ricorrono i quarant’anni dall’istituzione del Servizio sanitario nazionale. E’ stata una grande riforma nella vita della Repubblica che, attuando il diritto costituzionale alla salute, ha elevato la protezione sociale. La salute è divenuta progressivamente un valore della comunità, grazie a quel principio di universalità che impone di rendere le cure accessibili a tutti e di superare tutte le frammentazioni che generano diseguaglianza. Il nostro Servizio, pur con le sue imperfezioni, gode di ampia stima nel mondo come ha dimostrato, di recente, il rapporto dell’Agenzia di rating internazionale Bloomberg, che ha collocato quello italiano al quarto posto tra i sistemi sanitari. Del resto, non è un caso che nel nostro Paese la longevità media sia al secondo posto nel mondo.
La ricerca può fare molto per aiutare il Servizio sanitario a essere più funzionale, utilizzando meglio le risorse, più efficace nelle cure, più facilmente accessibile a chi ha bisogno. La ricerca aiuta la diagnostica, potenzia le terapie, rendendo possibili farmaci nuovi, ne riduce gli effetti collaterali. Nel suo progredire la ricerca può contribuire anche a ridurre i costi. A questo fine però è indispensabile che la competizione economica non oscuri l’interesse pubblico nel garantire a tutti le cure. Comprese quelle alle malattie più rare, alcune delle quali colpiscono i bambini e dunque sollecitano, in misura ancor più esigente, la nostra concreta solidarietà.
La spinta che viene dal mondo della ricerca scientifica si manifesta di continuo e in ogni settore. Il progresso degli studi sulla genetica, sulle malattie, sulle terapie fa crescere di pari passo l’attenzione e l’interesse per la prevenzione. L’opera di prevenzione merita attenzione e impegno, non soltanto crescenti ma in massimo grado. Prevenire è la prima cura, spesso la più efficace. Tutti sono chiamati alla responsabilità. Le istituzioni anzitutto, che devono predisporre programmi adeguati. Ma ogni famiglia, ogni cittadino è chiamato a far la sua parte. Ne migliorerà la qualità della vita e lo stesso Servizio nazionale funzionerà in misura migliore.
Le conoscenze sono fondamentali. Ed è importante che si diffondano, che si innalzi insomma il patrimonio di cultura condivisa. Nel tempo della comunicazione immediata e delle connessioni crescenti, è inaccettabile che, accanto alle tante informazioni liberamente disponibili, si diffondano anche credenze anti-scientifiche e illogiche congetture che inducono a comportamenti autolesionisti. La scienza medica, la ricerca, l’esperienza maturata nel tempo aiuta non solo il singolo individuo, ma la comunità nel suo insieme a prevenire malattie e conseguenze pericolose, in primo luogo sulla vita dei bambini. Agire con responsabilità per proteggere la comunità – e dunque il diritto alla salute - è un dovere a cui non è lecito derogare.
La ricerca, in realtà, sfida la società perché alzi il suo grado di consapevolezza e di responsabilità comune.
La lotta contro il cancro, per tentare di sradicarlo con il contributo della scienza, ci spinge anche ad agire, nel contempo, per migliorare le condizioni di vita. Chi è malato merita umanità e rispetto, così come chi affronta sofferenze più dure. Quando la malattia non può essere curata, la persona merita sempre di essere curata e non può essere lasciata sola. Le cure palliative, la terapia del dolore, l’assistenza vanno assicurate e rafforzate anche laddove oggi è più difficile accedervi: l’importante passo avanti compiuto dalla nostra legislazione nel 2010 deve diventare pienamente un fattore di eguaglianza, in ogni Regione.
La solidarietà nasce dalla generosità. Donare esprime una grande energia sociale. Ma la solidarietà è anche organizzazione. Lo avete dimostrato voi dell’Associazione italiana per la Ricerca sul cancro, raccogliendo risorse importanti ed essendo poi capaci di farle fruttare, di produrre una plusvalenza di risultati positivi, a beneficio di tutto il Paese.
Rappresentate una testimonianza e un esempio. Vi ringrazio.
Vi auguro - e auguro al nostro Paese - che si possa fare sempre di più.