Roma, 25/10/2017 (I mandato)
Signore e Signori Ministri,
Signora Sindaco, Autorità,
Signore e Signori Delegati,
ho accolto con piacere l'invito del Ministro Galletti a intervenire alla sessione conclusiva di questo significativo incontro internazionale, che ha riunito - insieme a personalità di Governo ed esperti - anche le Autorità di bacino dei principali fiumi nel mondo, per affrontare un tema - quello del rapporto fra acqua e clima - sempre più importante per l'intera umanità.
Nel ringraziarvi per aver sviluppato un dibattito così interessante e articolato, vorrei sottolineare quanto sia sentita la necessità di dare spazio all'approfondimento di questi temi che, troppo spesso, taluno pensa di poter consegnare a un dibattito teorico, quasi astratto, mentre hanno, invece, un impatto di grande concretezza sulle condizioni di vita di gran parte della popolazione del pianeta.
I corsi d'acqua rappresentano le vie lungo le quali si è diffusa la biosfera e tramite le quali sono avvenuti gli incontri delle civiltà.
Vi è un dato che caratterizza il momento storico che stiamo vivendo: la consapevolezza diffusa della dimensione, dell'ampiezza inedita, dei problemi che la società si trova ad affrontare.
Problemi che - per grandezza e complessità - travalicano costantemente le frontiere e le capacità di singoli Paesi e necessitano di risposte coordinate a un livello necessariamente sovranazionale e, sempre più spesso, planetario.
Il rapporto fra cambiamento climatico e disponibilità di risorse idriche rientra a pieno titolo fra le questioni che necessitano di un impegno corale che, a partire dal comportamento dei singoli cittadini - si pensi alla lotta agli sprechi - approda, passando attraverso tutte le componenti sociali e le istituzioni, a una indispensabile collaborazione al livello internazionale.
L'acqua costituisce un diritto fondamentale e irrinunciabile per ogni abitante del nostro pianeta, un elemento essenziale della vita, connaturale alla nostra stessa esistenza: la salute, la sicurezza alimentare dipendono dall'acqua.
Per questa ragione, significativamente, il diritto all'acqua è stato esplicitamente riconosciuto dalle Nazioni Unite nella categoria di quei diritti umani che, oltre ad essere importanti in sé, sono essenziali per la fruizione di altri diritti.
All'acqua e alle sue vie, al loro utilizzo personale e collettivo - dalla connessione attraverso la navigabilità dei fiumi, agli usi agricoli e industriali, alla produzione di energia - continuano a essere legate buona parte delle possibilità e capacità di sviluppo del nostro pianeta. E continua ad esservi legata anche la pace, laddove - troppo spesso - l'acqua è stata al centro di sanguinosi conflitti.
Oggi, una rinnovata cooperazione internazionale a tutela dell'acqua, e un suo equo approvvigionamento, sono esigenze ancora più avvertite. Da una parte la crescita demografica e lo sviluppo economico, spesso associati a livelli di inquinamento molto elevati, hanno accresciuto notevolmente la "domanda" di acqua.
Dall'altra, la sfida dei cambiamenti climatici ha modificato le condizioni per un accesso equo e incondizionato all'acqua.
Fenomeni di prolungata e ricorrente siccità, così come le sempre più frequenti inondazioni, provocate da fenomeni atmosferici di intensità sconosciuta rispetto a un passato anche recente, mettono quotidianamente a repentaglio la vita e la possibilità di sopravvivenza di intere comunità.
Si tratta di una condizione che un tempo riguardava soltanto alcune circoscritte regioni del pianeta e che oggi, invece, accomuna, una parte sempre più consistente della popolazione mondiale.
Tutti siamo chiamati a collaborare perché l'assenza di risposte, motivata da una falsa percezione di "lontananza" dal problema, è un'opzione miope e pericolosa. L'indifferenza e la mancanza di visione globale finiscono soltanto per aggravare le difficoltà.
Si pensi alla stretta connessione esistente fra la desertificazione di interi territori e i fenomeni migratori che costituiscono una delle grandi sfide del mondo contemporaneo.
Per assegnare una dimensione al problema dell'impatto del cambiamento climatico è sufficiente ricordare l'analisi del Fondo Monetario Internazionale, che stima - per i Paesi della fascia tropicale - un impatto negativo sino a un punto di prodotto interno lordo a causa di un aumento di temperatura medio di un grado.
L'ambiente e la sua tutela hanno un effetto concreto, misurabile, sulle nostre vite e, soprattutto, sul futuro dei nostri giovani. Consegnare loro un pianeta depauperato costituirebbe un comportamento gravemente sconsiderato.
L'Italia - fra le prime nazioni a ratificare l'accordo di Parigi sul clima - ha convintamente proposto e sostenuto, anche in sede europea, un approccio volto a spingere l'intera comunità internazionale verso l'adozione di risposte coordinate e incisive, con l'obiettivo di dare vita a partnership più stabili e di lungo periodo, in particolare, fra il nostro Continente e l'Africa.
In questo contesto, nel quale tutti sono chiamati a fornire un contributo convinto e senza riserve, le esperienze e le "buone pratiche" di chi - come Voi - si occupa quotidianamente di preservare la vitalità delle vie d'acqua, diventano fattori indispensabili.
L'impegno per una più intensa collaborazione fra le Autorità di bacino, che è uno dei risultati più rilevanti dell'incontro che oggi si chiude, costituisce un'autorevole indicazione della strada da percorrere per affrontare le sfide alle quali ho accennato.
L'auspicio, per il futuro, è quello di un coinvolgimento di queste stesse Autorità all'interno dei meccanismi previsti dalle Conferenze sul clima, in modo da mettere a disposizione di tutti un bagaglio di esperienze profondo, diversificato e prezioso per l'analisi dei problemi e la ricerca delle soluzioni.
Per questa ragione, sono certo che il "Documento di Roma", da voi adottato, potrà contribuire positivamente al dibattito in corso al livello internazionale, in vista della convocazione della prossima "Conferenza delle parti sul clima", ove ci aspettiamo che i temi connessi all'accesso all'acqua possano ricevere tutta l'attenzione e il senso di urgenza che meritano.
Signore e Signori Ministri, Autorità, Delegati,
La creazione di una autentica "rete" fra tutti coloro che lavorano quotidianamente alla gestione delle acque è importante anche per due ulteriori ragioni.
Lo è perché serve a sollecitare le Autorità pubbliche, ad ogni livello di responsabilità, a dedicare ai fiumi risorse sufficienti per compiere gli interventi infrastrutturali che le vie d'acqua periodicamente richiedono.
Si tratta di una esigenza che i fenomeni climatici odierni - con lunghi periodi di siccità seguiti da intense precipitazioni - rendono indispensabile. E' soltanto attraverso un'opera attenta di capillare manutenzione, di interventi programmati, di adeguamento continuo alle mutate circostanze - anche dal punto di vista della qualità dell'acqua minacciata da sempre più insidiose fonti di inquinamento - che, per questa indispensabile risorsa, potrà essere garantito un utilizzo continuo e, soprattutto, sicuro in ogni circostanza.
Si tratta di una sfida che presenta caratteri epocali, analoghi a grandi opere realizzate nei secoli. E occorre uno sguardo di lunga prospettiva.
Pensare, infatti di limitarsi a strategie indirizzate a raccogliere i problemi presentati dall'emergenza, significherebbe soltanto aggravare, nel lungo periodo, le difficoltà, incidendo sulla stessa dotazione disponibile di acqua.
Molte questioni sono poste dagli addensamenti urbani, talvolta cresciuti in modo abnorme. Piegare il sistema idrico al mero soddisfacimento di domande crescenti, siano quelle dell'uso civile, siano quelle dell'uso agricolo, siano quelle della produzione di energia, appare privo di senso.
In ogni caso si tratterebbe di una vana rincorsa tra richieste crescenti e risorse in diminuzione. Una soluzione affidata alla crescente realizzazione di ambiti artificiali di raccolta e gestione delle capacità idriche, appare in ogni caso precaria e transitoria, impoverirebbe l'equilibrio del territorio, alterando ulteriormente l'ambiente fluviale, laddove la priorità deve consistere nella riduzione del rischio idrogeologico, nella difesa degli ecosistemi fluviali, anche attraverso la rinaturalizzazione dei corsi d'acqua.
Una seconda dimensione, coerente con questa visione, è quella dell'innovazione. Occorre ottimizzare l'uso dell'acqua, mantenendo inalterati gli standard di qualità: si tratta di un equilibrio che può essere raggiunto soltanto dedicando maggiori energie alla ricerca, alla divulgazione di buone pratiche, in un contesto nel quale una rinnovata collaborazione pubblico-privato, con il sostegno degli organismi internazionali qui rappresentati, costituisce certamente una formula valida.
Occorre, infatti, ottenere risultati concreti nel più breve tempo possibile.
La sottoscrizione della "Alleanza delle Imprese italiane per l'acqua e il cambiamento climatico" rappresenta quindi un passo significativo, che potrebbe validamente essere replicato anche in altri contesti.
Una gestione sostenibile dell'acqua, elemento che è al centro della esistenza del genere umano, non può prescindere da un impegno corale e concreto, da una collaborazione internazionale autentica e coordinata. Non più conflitti per l'acqua, ma impegno congiunto affinché essa contribuisca a garantire a tutti i popoli sviluppo e benessere.