Roma, 04/02/2019
Vorrei rivolgere un saluto molto cordiale a tutti, al Cardinal Vicario, al Segretario generale, a tutti i presenti con un ringraziamento per l'invito a partecipare a questa iniziativa straordinaria che, come ha ricordato Padre Sosa, continua l'impegno di Padre Rubio, due figure straordinarie della compagnia di Gesù - Padre Rubio e Matteo Ricci - ricordati questa mattina.
Questo Centro intende praticare accoglienza e integrazione. Il perché è emerso con chiarezza dalle parole che abbiamo poc'anzi ascoltato. Charity e Sohrab ci hanno narrato le loro storie presentandoci, al di là di tanti racconti o di tante ricostruzioni teoriche, la concretezza della vita nella loro storia di sofferenza nei conflitti e la difficoltà nell'approdo in Europa. La concretezza di storie vissute è quella che dà ragione del perché qui, in questo Centro, si intende praticare l’accoglienza e l’integrazione, avendo ben chiaro che al centro di ogni cosa vi è la dignità di ogni persona umana e la solidarietà fra tutte loro.
Il Centro è intitolato a Matteo Ricci. Matteo Ricci in Cina ha assunto la cultura cinese come propria, senza abbandonare quella sua originaria, dimostrando che la cultura non ha confini né rifiuti, ma si integra, si unisce, accresce comunque la dimensione della personalità di ciascuno.
Ho avuto la fortuna di visitare la tomba di Matteo Ricci a Pechino e ho visto con quale rispetto è conservata, è un esempio di rapporto semplice, concreto e profondo tra culture e popoli diversi.
Intitolare il Centro a Matteo Ricci è molto significativo perché nel suo ‘De amicitia’ ha scritto ‘l'amicizia è più utile delle ricchezze’, non dice ‘è più meritoria’, ‘è migliore’ come certamente pensava, ma ‘è più utile’, perché è vero che l'amicizia più delle ricchezze è utile nella convivenza umana.
Questa iniziativa si inserisce in un fenomeno epocale, quello delle migrazioni, fenomeno che si presenta ovunque, che irrompe ovunque. E questo ‘ovunque’ ci riguarda, riguarda tutti noi, anche la Regione Lazio, in qualunque parte del mondo si realizzi. Perché il mondo è diventato e diventa sempre più raccolto, i suoi Paesi e i suoi continenti sono sempre più interconnessi, sempre più strettamente legati fra di loro, e quel che avviene in ogni parte del mondo riguarda tutte le altre parti.
Questo sottolinea l'esigenza di interventi e intese globali sul fenomeno migratorio, perché nessun Paese da solo è in grado di affrontarlo o di regolarlo, ma occorrono intese globali, come l’ONU sollecita a fare, ricordando che nel mondo i fuggiaschi, coloro che fuggono da guerre, carestie, impossibilità di sopravvivenza, persecuzioni, sono circa 70 milioni.
Questo è un fenomeno che richiede un grande sforzo corale della comunità internazionale.
Parlando di migrazioni non si può non pensare al fenomeno più rilevante che oggi è sotto gli occhi di tutti, quello del Venezuela. Oltre due milioni di venezuelani sono fuggiti dal proprio Paese trovando asilo provvisorio nei Paesi intorno al Venezuela. L'America Latina, con gli accordi di Quito, ha messo in campo un'azione solidale, concertata, fra i Paesi dell’America Latina. È una scelta di grande importanza, un’iniziativa significativa che è anche un richiamo e un insegnamento per l'Europa, per Unione Europea che non è ancora riuscita a elaborare un approccio e un programma comune per un fenomeno che è globale.
Quella del Venezuela è una condizione particolarmente rilevante anche per l'Italia perché il legame tra Italia e Venezuela è strettissimo, per i tanti italiani che vivono in Venezuela e per i tanti venezuelani di origine italiana.
Questa condizione ci richiede senso di responsabilità e chiarezza su una linea condivisa con tutti i nostri alleati e tutti i nostri partner dell'Unione europea. D’altronde nella scelta che si propone non vi può essere né incertezza né esitazione: la scelta tra volontà popolare e richiesta di autentica democrazia da un lato, e dall'altro la violenza della forza e le sofferenze della popolazione civile.
Vi ringrazio per l'invito, complimenti per l'iniziativa e auguri.